arte bidimensionale
Già durante gli anni dell’università a Roma, Elena Guaccero comincia a dipingere. L’architetto Ludovico Quaroni, e i pittori Orfeo Tamburi e Massimo Campigli, le frequentazioni di quel periodo, sicuramente hanno contribuito al risveglio della sua creatività. I soggetti dei quadri spaziano dai paesaggi, ai ritratti fino alle forme astratte, eseguiti ad olio, tempera e acquarello. La sua attività artistica riprenderà, poi, dal 1970, con il trasferimento a Venezia, dopo anni maggiormente dedicati all’architettura, prima, e alla famiglia, poi. A Venezia Elena impiega tutte le sue energie per la ricerca artistica, focalizzandosi, di volta in volta, su soggetti diversi, eseguiti con tecniche totalmente differenti.
Dopo la pittura, arrivano i collage, la figlia maggiore Anna Maria la ricorda così: “era una persona riservata e timida, amava passare giornate intere nel suo studio ad elaborare le sue creature… dando vita al suo mondo interno, ai suoi pensieri, alla sua fantasia, al suo modo di uscire dalle regole”. Nei collage della Guaccero si sviluppano storie legate ai momenti, per lei, più rilevanti dell’umanità, descritti con ritagli di carta colorata, colla e forbici, e interpretati attraverso la sua fantasia. La Guaccero, in quegli anni, ha anche realizzato un abbecedario per bambini, da lei chiamato “Ghiribizzo”, dove ogni lettera dell’alfabeto, per raggiungere con più facilità la memoria del bambini, si libera dell’astrazione per incarnarsi in scene teatrali, surreali e ironiche.