Ricordi
Una delle ultime volte che vidi mia cognata Elena, stava seduta nella sua camera da pranzo con le mani appiccicose del nastro adesivo di carta. Aveva trasformato il suo tavolo da pranzo in un bancone da lavoro e sul telo protettivo aveva sparso dei rotoli: da rotoli di carta igienica e di scottex casa e tubi di cartone più rigidi come quelli dei fax o dei rotoli di alluminio e c’erano mucchietti di piccole confezioni vuote di cartone di varie forme. Le sue mani combinavano e incollavano questi oggetti con l’aiuto del nastro adesivo di carta, accarezzandoli, ammorbidendone le forme, trasformandole fino a farle diventare sculture astratte, oggetti d’arte.
“Ho trovato un modo per utilizzare tutta questa roba”, mi disse felicemente senza mai smettere di lavorare con le sue mani.
C’era una urgenza in quello che faceva. Elena non aveva mai smesso di creare, come architetto prima e poi come pittore e scultore. Ora, che non riusciva più a lavorare con dettagli piccoli e precisi come nelle sue sculture mobili in legno ed i collage, aveva trovato una tecnica che le permetteva di continuare a creare.
Quegli oggetti, roba che normalmente si butta, li trasformava in sculture astratte, austere, tenere e inaspettate con giochi di luce e ombre che in alcuni degli oggetti sono stati sottolineati dalla doratura.
Come persona Elena era molto razionale e riservata, ma nella sua arte venne fuori la personalità giocosa. Creare era per lei un’urgenza, una espressione di vita dove il suo lato affettuoso, spiritoso e scherzoso venne fuori e per capire Elena penso che bisognava osservarla mentre creava le sue sculture: le mani che ininterrottamente lavoravano con il nastro adesivo di carta e i rotoli di cartone e la sua espressione di urgenza, di gioia e di concentrazione, quella era Elena per me. È così che la ricordo, bellissima nel suo amore per quello che stava creando.
Barbro Guaccero