Echi della pittura pugliese del Novecento
La prof.ssa Paola Nitti ha da poco pubblicato il volume “Echi della pittura pugliese del Novecento. La collezione d’Arte della Sede Regionale Rai di Bari”.
Non ho potuto quindi fare a meno di sfogliarlo, con la curiosità e il desiderio di ritrovare anche la mamma in quelle pagine, e così è stato.
Non solo perché è stata l’architetto della sede Rai, ma perché la prof.ssa Nitti, che ringrazio, ha ricordato un articolo del 1957 che coglieva alcune caratteristiche di Elena Guaccero, ma ha presentato anche un suo quadro, accompagnandolo con delle parole preziose.
Scriveva, nel 1957 Nicola Pascazio “Quando non è nei cantieri edili, si è sicuri di trovarla nel suo studio-laboratorio di Piazza Roma 33, ove ci sono più oggetti, arnesi e tavoli, che spazio. Le pareti tutte tappezzate di quadri d’autori viventi e figure di paesaggio suoi, sbozzati appena e da rifinire; mostrando così, e non lo nasconde, di possedere nel sangue, una voglia prepotente di aggiungere alla sua ormai ben rilevata carta da visita di ‘architetto’ quella non meno maschia e originale di pittore”.
Scrive oggi la prof.ssa Nitti sul quadro della mamma riprodotto nel libro: “Nell’opera I tredici volti, che risale agli anni cinquanta, al primo periodo di produzione dell’artista, Elena Guaccero, vediamo ritratti, per l’appunto tredici volti pensosi, come svela postura di uno di questi, che fissano osservano e si sentono, forse, osservati da un ipotetico spettatore. I volti ritratti nella parte inferiore del dipinto, sono poi acutamente caratterizzati in uno stile sciolto, che fa pensare a degli schizzi, mentre il fondo è trattato in modo da abolire ogni illusione spaziale”.
In entrambi i casi ho ritrovato frammenti che sono diventati poi anche frammenti della nostra vita, pezzi di un puzzle che più cerco di mettere al loro posto più lasciano intravedere nuove sfumature, svelando altri pezzi e nuove direzioni.