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Ad Elena Guaccero, donna, architetta ed artista

OMAGGIO AD ELENA-GUACCERO

Gli avvenimenti hanno una storia ma se non se ne conosce l’inizio, si può non capire che vi sia. Oppure, i misteri, come le matasse, hanno due capi ed un filo da dipanare.

Diamo per buona la seconda congettura e partiamo da quanto è capitato anche a me di dover fare, per arrivare ad identificare una misteriosa “architetto donna” di Bari, al finire degli anni ’50.

Il primo capo del filo corrisponde a quando, una sessantina di anni fa – potevo avere dodici tredici anni – passeggiando con mio padre (architetto), giunti in uno slargo vicino alla stazione ferroviaria, indicandomi una costruzione nuova nuova, questi mi guarda e dice: “Vedi questo palazzo? E’ stato progettato da un architetto donna”, senza aggiungere altro, un commento, una precisazione. Nulla. Solo un silenzio sospeso.

Mi fu chiaro che intendesse insegnarmi quanto fosse importante saper accettare i capricci della natura ed anche quello delle donne che pensassero di fare l’architetto; un’asserzione così ferma implicava altresì che non fosse il caso di porre domande, e non ne feci.

Avvenne comunque che restassi fortemente affascinato dalla per me inedita ipotesi di una donna architetto, e mi insorse la stringente curiosità di sapere chi fosse quella in questione e come potesse essere, lei, pur facendo l’architetto.

Eravamo a fine anni ’50 ma, ridendo e scherzando, gli anni passano e lo scorso anno, Danilo Stefanelli, un carissimo mio amico anch’egli architetto, mi chiama e mi propone di cenare insieme, con lui ed una sua amica che abitava a Venezia e che aveva una mamma barese.

Un invito di Danilo non potevo che accettarlo ed in questa occasione apprendo che la “mamma barese” si chiamava Elena Guaccero e che, pur essendosi poi dedicata esclusivamente all’arte, era architetta. Una “architetto donna”.

La cena procedeva allegramente e tra le chiacchiere, un sorso di vino ed una vongola che non si riesce ad aprire, apprendo ancora che questa “architetto donna” alla fine degli anni cinquanta, agli inizi della sua professione, aveva già effettuato a Bari parecchi progetti.

Uno di questi era addirittura il palazzo della RAI ma, erano suoi anche interventi di edilizia popolare ed alcuni edifici per abitazione. Due di questi, mi dicevano, in uno slargo vicino alla stazione ferroviaria, dove lei stessa aveva lo studio,.… proprio dove ero andato io a passeggio con mio padre!

Quest’ultima non era una informazione, era una rivelazione! mi fece davvero trasalire; svelava di fatto non solo l’identità della misteriosa “architetto donna” che cercavo – il secondo capo di quella matassa che da sessant’anni tentavo di dipanare – ma, avevo anche di fronte a me sua figlia, in carne ed ossa, senza neppure che a suo tempo mi fossi rovinato la passeggiata con mio padre, facendogli domande imprudenti.

Credo che lo scopo di Annamaria Rocca, l’amica di Danilo e figlia dell’ “architetto donna”, con quella visita a Bari, fosse la definizione organizzativa di una mostra, che infatti si è poi tenuta nel Museo Archeologico di Santa Scolastica.

Lì venne esposta una parte della collezione dei “pupazzi e meccanismi giocherelloni” di Elena Guaccero, personaggi dinoccolati, fantasiosi e colorati che “l’architetto donna”, costruiva con le sue mani.

Per via della loro originalità non saprei definirli ma, a vederli dal vero, travolgono di simpatia che si protende anche verso quella loro ironica artefice che, già a fine anni ’50, senza neppure conoscerla, col suo solo esistere, aveva già attirato la mia curiosità.

Uno di questi “meccanismi giocherelloni” in particolare, una specie di girandola colorata ripresa a roteare, come si vede in un filmato della mostra, cattura la mia fantasia; posta poi la disposizione che ho verso il gioco e la poesia dell’inutile, è stato un tutt’uno l’insorgere in me del desiderio di rendere omaggio a questa intrigante figura di architetta, artista e donna moderna con un mio lavoro.

Espressivamente, l’omaggio non è impostato nei consueti termini di imitazione di stile artistico; ho preferito solo interpretare e rappresentare il dinamismo colto dalla “girandola” nel filmato ma, spero così di poter restituire a modo mio, un po’ delle belle emozioni che Elena Guaccero mi ha sicuramente trasmesso.

Eugenio Lopopolo
Bari, 18 Marzo 2025

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